Il favoloso Calvino
Sono riuscita a visitare la mostra di Calvino proprio nel suo ultimo giorno in cartellone. Era un must, considerato che ad ottobre scorso ricorreva il centenario della nascita, a La Avana, dello scrittore italiano forse più celebrato in vita e che molti rumors danno come papabile autore ai prossimi esami di Stato.
Di Calvino ricordo i racconti di Marcovaldo, che il nostro maestro ci leggeva in classe.
Nella mia memoria risulta scolpita la frase di un papà che non era riuscito a risolvere un pomeriggio il compito di matematica del figlio, che doveva calcolare il numero esatto di mattoni per una costruzione. Quando il giorno dopo il ragazzino rientra da scuola con la notizia che i calcoli erano sbagliati, il papà fa i conti con la sua ignoranza: "se tutti quei mattoni mi fossero caduti in testa, avrei sentito meno dolore".
L' esperienza più bella di oggi è stata la piacevolissima passeggiata per arrivare da piazza Repubblica, dove alloggiavamo, alle scuderie del Quirinale, dove era ospitata la mostra. In un tiepido pomeriggio di sole, che rendeva Roma ancora più bella e maestosa e finanche più pulita, abbiamo attraversato via Nazionale fino alla sede della Banca d' Italia. Non percorrevo a piedi quel vialone da quando, appena laureata, partecipai a quel concorso che segnò una svolta inimmaginabile ai miei piani di ragazza.
Prendendo la traversa subito a destra e salendo su per via della Consulta, siamo sbucati sul luminoso piazzale del Quirinale.
All' ingresso del palazzo due corazzieri in alta uniforme piantonano l' entrata.
Ho pensato a un mio alunno di quinta: diventare un corazziere è il suo sogno, gli mancano ancora tre centimetri per poter partecipare alle selezioni......
"Non ti annoieresti a stare tutto il giorno immobile?" gli dissi all' inizio dell' anno scolastico, "No prof." mi fece," l' orario di lavoro è di sei ore al giorno, poi posso fare quello che voglio....
"
No, ragazzi : È quello CHE volete fare CHE deve essere il vostro lavoro, sentenziai.
Entriamo nel palazzo, una bellissima scalinata con gradini larghi e bassi ci conduce alle dieci sale dislocate sui due livelli in cui è si snoda il percorso della mostra.
Scopro un Calvino eclettico, la cui opera segue le vicende del Paese, che vive appieno dopo essere rientrato, all'età di due anni, da Cuba, dove lavoravano i genitori entrambi agronomi:
la militanza nel partito comunista e l' esperienza partigiana, le riviste letterarie, il boom economico, il mezzo televisivo che irrompe nelle case degli italiani, le conferenze in giro per il mondo.
Il messaggio che ci offre l' autore è chiaro: dobbiamo guardare la realtà con occhi diversi, rendere visibile ciò che la mente concepisce.
Per Calvino " razionalità e fantasia si alimentano a vicenda, dando vita ad un' opera variegata e multiforme, rigorosa ed imprevedibile, in una parola, favolosa".
Scopro anche la storia d' amore con Chichita, la bella moglie argentina traduttrice all' Unesco, che Italo incontrerà in uno dei suoi innumerevoli viaggi all' estero.
I due cominciano subito un fitto carteggio, che la figlia manderà in stampa soltanto alla morte della madre, e della quale pubblicherà una sola lettera, che nella parte finale, ci svela un inedito Calvino amatore:
" Io sono stufa di intellettuali, artisti, funzionari, omosessuali, padri di famiglia. Voglio un uomo primitivo thick of mind, di poche parole e grandi bicipiti.
Quando vieni?".
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