Parthenope
Un primo tempo lento e noioso con reminiscenze moraviane: viviamo la stessa dimensione e respiriamo lo stesso clima che pervade "Gli indifferenti".
Ritroviamo poi lo stesso disagio esistenziale che porterà Dino, il protagonista della "Noia", al medesimo epilogo scritto per Raimondo, il giovane fratello di Parhtenope.
Tutto già visto.
Unica nota di merito, il tributo a Cheever, grande romanziere americano, premio Pulitzer nel '79, letto proprio questa estate (" Lo scandalo Wapshot").
Il secondo tempo invece è una tronfia, confusa e disorganica rappresentazione, nemmeno troppo allegorica, dei principali luoghi comuni su Napoli, con goffi ammiccamenti al cinema felliniano.
Tutto già trito e ritrito.
E nemmeno, a risollevare il ritmo della narrazione, la solita grande interpretazione di Servillo, assente stavolta, a vantaggio di una banda di attori ancora troppo acerbi o fuori tempo massimo per imparare ad esserlo.
Volgare e leziosa la "gag" del cardinale, incarnazione dei soliti vizi privati che si oppongono alle pubbliche virtù, al quale, in una maestosa , barocca sagrestia, voluttuosamente
si concede Parthenope, dopo invece essersi sottratta alle attenzioni di un non meglio identificato Agnelli, che a Capri la insidiava svolazzandole intorno col suo elicottero privato.
Parthenope cede al demonio ma non al dio denaro.
A volte santa a volte puttana, proprio come Napoli.
Altro luogo comune.
Unico cavallo di razza in questo bislacco panorama, Silvio Orlando, disilluso professore di antropologia in una Federico II sfiorata dalla protesta sessantottina, maldestramente richiamata in un superfluo passaggio, errori già commessi sia dal peggiore Ozpetek che da Gianni Amelio.
La scena poi del figlio mostruoso sul divano, mi ha fatto inconsciamente tornare alla mente quando ne " La pelle" di Malaparte viene servita al generale Cork una sirena su un vassoio d' argento, che altro non è che una bambina di sette/otto anni:
"Una bambina, qualcosa che assomigliava a una bambina, era distesa sulla schiena in mezzo al vassoio, sopra un letto di verdi foglie di lattuga".
Odiose , infine, le saccenti lezioncine impartite dal saggio di turno: la Verità non si racconta, si pratica o meglio, in questo caso, si rappresenta.
Niente di nuovo sotto il sole.
La bellezza ti apre le porte nella vita solo se è autentica , la guerra invece può aprire solo le porte dell' Inferno.
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