L' utilità marginale è decrescente.

Ogni giovedì e venerdì mattina, da settembre dello scorso anno, passavo davanti alla chiesa del Volto Santo, per raggiungere la mia scuola di completamento. Alzavo lo sguardo sopra la mia destra ed incrociavo lo sguardo di Gesù rappresentato sulla fiancata esterna della Chiesa. Quella visione mi  trasmetteva una grande sensazione di serenità, placava le mie ansie, spegneva le mie preoccupazioni,  mi infondeva grande coraggio nell' affrontare il nuovo giorno di lavoro e di vita.
Giovedì , giorno della seconda prova scritta dell' esame di Stato, sono passata con la mia vespa sotto il Volto Santo, chiedendo una particolare protezione.  Tornando a casa, intorno alle 16, un ciclista ha impattato con  violenza la mia vespa che procedeva tranquilla la sua corsa in discesa nel pieno centro cittadino. Ne sono uscita illesa, nonostante la caduta.
Domenica sono voluta andare in quella Chiesa per una preghiera di ringraziamento, dopo anni in cui mi ero allontanata dalla Messa. La malattia improvvisa di mamma e la morte di papá poi, mi avevano fatto bruscamente interrompere il rapporto di fiducia con Dio. Mi sentivo tradita, disillusa, ferita. Anche quel rituale dell' alzarsi, sedersi a comando, quelle antifone d' ingresso, la liturgia eucaristica, sempre uguali, invocazioni e segni di pace a richiesta, mi infastidivano.
Per me la messa poteva esaurirsi nella lettura del Vangelo e nell' omelia del sacerdote.
Ma Domenica ho deciso di tornare in chiesa.  Non trovo la solita platea domenicale estiva di signore sole e malandate avviate alla vita eterna, ma due piccoline che si affacciano al fonte battesimale, in braccio a emozionati e giovani genitori, con le raggianti mamme in lungo giá alle 10 del mattino ( vabbè la festa si protrarrà fino a sera).
Ma la sorpresa più bella é l' omelia.
C' è un sacerdote ispirato che parla a braccio, e ti parla di quello di cui hai bisogno di sentire. Questa vita ci stressa perché viviamo nella costante preoccupazione di essere all' altezza di quello che gli altri si aspettano da noi. Non viviamo in funzione delle nostre aspirazioni, ma cerchiamo di compiacere il prossimo. Tendiamo a circondarci di persone che ci sono utili, accanto all' utilità economica delle nostre azioni, ci facciamo guidare nella scelta delle nostre relazioni, dall' utilità sociale, cercando di relazionarci a chi ci può apportare vantaggi.
Amiamo gli altri solo se corrispondono ai nostri desideri. Anche con i figli cerchiamo di imporre le nostre scelte, soffocando le loro inclinazioni e le loro aspirazioni, creando degli infelici, dei mostri che si ritorceranno contro di noi.
E allora riflettevo: in economia l' utilità marginale è decrescente, cioè le ultime dosi di un bene danno un' utilità via via inferiore. Volendo spostare arditamente  l 'analisi nell' ambito dei rapporti interpersonali , le ultime amicizie della vita danno un ' utilità affettiva minore. Le prime amicizie sono quelle spassionate, che restano per sempre, perché a dodici anni scegliamo una persona per quello che è non per quello che ha o che ci può dare. Poi cerchiamo un buon compagno di studi per ripetere meglio, un buon collega per   dividere un carico di lavoro,  una persona introdotta socialmente per aver accesso a eventi esclusivi, un professionista per consulenze gratuite .  E allora andiamo a recuperare l' amico tredicenne che nel frattempo ha perso il lavoro o quello che un vero lavoro non l' ha mai avuto. Chiamiamo la compagna di banco che nel frattempo ha divorziato o che non si è mai sposata. Telefoniamo al compagno che tutti bullizzavamo perché portava il rossetto della madre nell' astuccio delle penne.  No, quello no. Nessuno più l' ha chiamato. Il giorno di Pasqua si è lanciato nel vuoto.

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