Malinconico autunno
Martedì ho assistito alla prima de "L' Avvocato Malinconico" al Teatro Augusteo, l'altro storico teatro cittadino, anello di congiunzione tra l'ente locale ed il suo popolo, strumento dell' amministrazione che dispensa demagogicamente quel "circenses" che associato al panem" rende un governo gradito alla massa.
Solo tre anni fa l' Augusteo, come mi ha ricordato la bella amica che mi accompagnava, dispensava vaccini.
Seduta in platea su quelle poltroncine rosse di velluto vissuto, mi sono immersa in un mare di ricordi, che mi hanno risvegliato emozioni sopite, legate a tutti gli eventi cui negli anni ho assistito in quel luogo caro e familiare e mi vedo accompagnata da papà per ascoltare il comizio del politico di turno, il film con i compagni di classe, il concerto con il primo fidanzatino, con mamma per la somministrazione del Pfizer.
Premetto che non ho seguito la prima serie, subito abbandonata in quanto, al primo impatto, l 'avevo ritenuta troppo lenta, abituati come siamo alle frenetiche serie americane su Netflix.
L' altra sera invece questa impressione è caduta, solo alla fine ho scoperto che non era un' impressione: il regista è cambiato, adesso dietro la cinepresa c' è Luca Miniero.
È facile riconoscersi in Vincenzo Malinconico, l' alter ego di Diego De Silva, creatore del personaggio.
L' avvocato salernitano è un simpatico sfigato, spiantato, uomo solitario e disilluso, che non si aspetta più grandi cose dalla vita, ma è umano, sempre dalla parte degli ultimi e dei perdenti, pronto a restituire loro quel po' di giustizia che ti fa ritrovare il senso della vita.
Ma lo spettacolo più bello sono le riprese di Salerno sulla cui bellezza la telecamera indugia spesso: squarci dimenticati o mai esplorati del centro storico, la città ripresa di notte dall' alto in uno sfolgorio di luci che si riflettono in un mare blu scuro che lambisce la città, come a stringerla in un abbraccio rassicurante.
L' elegante corso cittadino dove si aprono le porte del maestoso (ex) palazzo di giustizia, la cui perdita nessuna cittadella giudiziaria potrà mai compensare.
E poi la costiera, il mare, le corse in motoscafo, la luce che penetra nei vicoli e sulle gradinate, tanta bellezza intorno che non può non contagiare il tuo animo, ti infonde un senso di orgoglio di appartenenza a questa città.
Lo spettacolo finisce, le luci si riaccendono e per una volta ti senti fiera di essere salernitana.
L' altra quando andammo in serie A.
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