QUESTIONE di PELLE #curziomalaparte


Virginia  Bourbon, madre di Gianni Agnelli, non giacque  mai nella villa a Capri di Curzio Malaparte. 
Il loro amore finì prima che la villa fosse pronta.
Un amore il loro bruciante, nato sulla spiaggia di Forte dei Marmi nell' estate dell' anno in cui Virginia perse il marito, Edoardo Agnelli, decapitato dalle eliche del suo velivolo personale, durante un ammaraggio. 
Era il 14 luglio del 1935 ,Virginia aveva 35 anni ed Edoardo 43, lasciava 7 figli.
Quell' estate Curzio Malaparte, di ritorno dal confino ed in regime di semilibertà per la posizione che aveva assunto verso il fascismo , era solito passeggiare sulla spiaggia con il suo cane Febo, un elegante levriero bianco di Stromboli, capelli impomatati, in avvitata  giacca azzurra ed un effluvio di fragrante legno e muschio al suo passaggio. Stessa spiaggia frequentata dalla giovane vedova con i suoi pargoli e lo stuolo di servitù al seguito. 
Amour fou a prima vista. 
A nessuno sfuggirono le incursioni che l' affascinante scrittore faceva nella tenda balneare di lei.
Curzio scriveva a Virginia:
"Fin dal primo giorno, hai capito che io non sono soltanto un uomo: ma donna, cane, albero, pietra, fiume. Solo per te, Virginia, solo per te, aprirò il cielo notturno alla mia fronte, il sapore del mio sangue solo per te, Virginia, brucerà la bianca notte d’estate.” 
Come non perdere la testa per un uomo così. 
La Bourbon incurante dell'  austero suocero, del recente lutto e delle chiacchiere della gente, da spregiudicata donna con sangue americano nelle vene, visse allo scoperto quella passione divampante.
Anzi, i due fissarono anche la data delle nozze: ottobre del 1936 , giusto per rispettare il canonico anno di vedovanza che la legge imponeva tra la morte del marito e le nuove nozze, norma tra l' altro ancora vigente all' art.89 c.c., esclusivamente in capo alle donne, con lo scopo di garantire la certezza della patetnità.
Ma, a pochi giorni dallo scandaloso matrimonio, il suocero la mise di fronte ad un out out: voleva sposare Malaparte? Bene, ma  avrebbe dovuto rinunciare per sempre alla tutela dei suoi figli .
Virginia fece un passo indietro.
E telegrafò a Curzio:
"Comunicole avvenuto completo accordo con la mia famiglia / ritornata con i miei figli / assoluto dovere dedicare loro tutto la mia esistenza per mia esclusiva volontà / decisa non pensare più che a loro / auguromi ardentemente possa anche lei non pensare or- mai che al suo lavoro".
Con questo messaggio per Malaparte finiva non solo il grande amore, ma anche il recondito sogno di diventare l' erede dell' azienda  più grande che l' Italia avesse mai avuto, e con parole oltraggiose, scrisse alla nobildonna la sua fine alla storia:
"non si può avere tutto del colore e del sapore del miele. 
Hai agito come un giorno, molto presto, ti vergognerai d’aver agito. 
Io rimango al mio posto, sereno e giusto. Io non credo a coloro che dicono che sei una vecchia pazza in mano a un avvocato che ti succhia denari, a coloro che dicono che sei una nota e arcinota iettatrice, la quale porta disgrazia a tutti i suoi amanti, continuerò a ritenerti una donna perfetta, piena di difetti femminili: menzogne, viltà morali d’ogni genere. 
Ormai sei bruciata. 
Torna a chi vuoi: in qualunque letto sentirai la tua maledizione".
Finiva miseramente una storia che aveva fatto tremare grandi nomi del Paese.
Dieci anni dopo Virginia si schiantava contro un camion militare mentre da Roma cercava di raggiungere Forte dei Marmi con la sua Fiat.
Quattro anni dopo Malaparte avrebbe pubblicato "La pelle" il suo successo più grande:
"Si crede di lottare e di soffrire per la propria anima, ma in realtà si lotta e si soffre per la propria pelle."


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