Acqua che scenn p' lavà
È qui che in una dolce notte del 1960, la Eckberg ebbe l' intuizione di tuffarvisi. Con quella scena, quel film che stava girando con Fellini, divenne il simbolo del cinema made in Italy in tutto il " Golden Globe". E consacrò tutta la esplosiva bellezza di quella Giunone scandinava venuta da Malmö. Bellezza già notata da Federico, che la aveva fortemente voluta nella sua scuderia, nonostante un curriculum non troppo prolifico. Come per una sorta di legge del contrappasso, lui che all' altare aveva portato un "peperino di piccoletta" , nel talamo extraconiugale preferiva giacere con donne dalle forme procaci. E dopo la" Dolce Vita" il copione per il regista riminese si ripete con "8 e mezzo," dove chiama a recitare un' altra burrosa e arrendevole creatura, la Sandrocchia che per 17 anni sarà lo spigoloso vertice di un triangolo non equilatero. Un altro triangolo si profilava all' orizzonte , quello tra Anita, Marella e l' Avvocatissimo.
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