Tie-break

Per la festa della mamma mi sono regalata un cadeaux meritatissimo: una giornata agli Internazionali di Roma. Sono qui per la seconda volta in vita mia, la prima nel 2017, allora doveva raggiungermi il baroncino che si trovava nella capitale, ma il caldo asfissiante e la fiacchezza conseguenti alle cure glielo impedirono. Oggi mi segue dall' Alto, mentre alle 9.30 in punto, varco l' ingresso principale del Foro italico.
Ancora pochi spettatori, i primi match sono in programma per le 11. Percorro il vialone dove, sulla mia sinistra, si trovano i campi per gli allenamenti e a destra gli store monomarca delle principali griffe sportive: goduria pura, sono giá  open e ancora tutte per me. Entro nello stand della Nike, attirata da un gonnellino plissettato glicine con taglio laterale asimmetrico: 75 eu. Ma non é il prezzo che me lo fa abbandonare di nuovo sul banco. 
Per indossarlo degnamente ci vorrebbe una me 20 anni fa e con  20 kg in meno. Lo sguardo disilluso cade allora sul negozio di fronte, un brand emergente: Decima. Entro, l' occhio veloce passa in rassegna le grucce con completini freschi e vivaci. Emerge dal mucchio una felpa turchese: é perfetta per la mia ritrovata, storica amica, sportivissima, che con il colore Tiffany, ci va a nozze, bionda e abbronzata qual è. Faccio un patto col titolare , un simpatico pugliese di nome Cutolo: compro la felpa, in cambio mi deve custodire nel retrobottega il trolley che viaggia al mio seguito, fino alla chiusura. Accetta. Deo  gratias.  Ripongo il regalo nella valigia con le rotelle e riprendo il mio giro libera da pesi. La gente comincia a fluire: accanto a tanti ragazzini delle scuole di tennis, coppie di mezza età belle e abbronzate, abbigliamento sportivo, berrettino calato sulla fronte. Gruppetti di amici  sessantenni che al tennis hanno dato tanto sul campo e sugli spalti, che ancora si emozionano per una volée ed uno smash (farebbero ancora emozionare tante donne single, venite qui...).
Su di un campo si sta allenando Sonego. Decido di godermi qualche palleggio. Siedo sui gradoni accanto ad un ragazzino che ha in mano una palla da tennis di dimensioni superiori alla norma." Cos' é? " Gli chiedo. "È per gli autografi", mi fa.
 Ed io sorniona : " e a me l'autografo non lo chiedi?" 
" Perché tu chi sei?" Fa il ragazzino, stupito.
 "Sono Lea Pericoli, non mi conosci?".
"No " fa lui. "Vedi su Google", gli dico indicando il telefonino che brandisce nella destra come una racchetta. 
Cala la testa per qualche secondo nel cellulare per riemergere pochi istanti dopo con un grido: " non é possibile...  Lea Pericoli ha novant' anni....!!!"
Rido di gusto, lui capisce lo scherzo e sorridiamo insieme. Intanto Sonego ha finito, tutti corrono verso di lui per farsi stampare il suo nome su quella pallina che non rimbalzerà mai sulla terra rossa. 
Proseguo verso i campi.
 Sul 3 c' è un doppio maschile, la coppia inglese é formata dal mulatto Ram e dal candido Salisbury. Sugli spalti si sbraccia un' anziana signora, sventolando una  Union Jack: sarà la nonna? una zia? "Come on, come on" incita il suo preferito, fatto sta che i due bretoni si aggiudicano il match.
É ora di pranzo, cerco un posto carino per mangiare qualcosa. Sulla destra del Ground si trova un bel giardino, l' insegna é invitante: " Boulangerie Madeleine". Entro . Tutto french style, dall' arredo degli esterni, alle aiuole, al menù. Ordino una spremuta e una fetta di torta di mele (fragrante e deliziosissima) mi viene servita da un bellimbusto abbronzato alto due metri, doppio taglio, camicia di lino blu con collo alla coreana, pantaloni a tubo grigi. 
Giuro che torno anche per la dinner. 
Mi rituffo nella folla e mi imbatto in due simpaticissimi spostatelli: i sosia di Borg e McEnroe. Ma non tutti li riconoscono, i giovani li ignorano e i boomer come me gli fanno festa e si avvicinano per il selfie. "Ehi Jhon" faccio io al riccetto bruno, "noi due abbiamo una cosa in comune".
 Mi scruta da capo a piedi e non trovando nulla, mi fa curioso : " cosa?!!". "Anch' io sono mancinaaaa".
 Sulla destra, invece,si staglia  un capannello preoccupante, ad un tratto dal centro della folla emerge un ciuffo biondo, quello di Andrej Rublev. É subissato di flash e braccia protese con in mano una palla verde.......lo stesso verde del finto prato che attraversa il viale , dove trovano ristoro tanti ragazzi distesi a terra tra snack, bibite e musica dopo una giornata di frenetici spostamenti da un campo all' altro.......
 ......Che sia questa la felicità?!?

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