LIVING

LIVING

Se riuscite a superare il lugubre primo tempo di "Living", potete godere , nella seconda metà del film, della rinascita  della gioia di vivere di Williams, burocrate londinese nella city degli anni 50.
 All' attempato funzionario, cresciuto nel miraggio , avveratosi, di diventare un perfetto gentlmen, viene diagnosticato un cancro. 
All' improvviso Williams prende coscienza dell' inutilità di una vita trascorsa nel distacco dagli altri, rinchiuso nella fredda parvenza di un' esistenza  asettica e perfetta, una vita da " mummia egizia".
 L' incontro fortuito a Piccadilly con la sua giovane e gioiosa ex segreteria, dimissionaria da un lavoro d' ufficio sterile e monotono, dove le pratiche vengono interrate anziché evase, gli fa capire che "nella vita perdiamo di vista la direzione dei nostri sforzi" che devono tendere alla realizzazione non dei nostri sogni, ma dei sogni di coloro che si affidano a noi.
 Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, portare a compimento le nostre azioni con impegno e perseveranza.
Solo così dietro di noi lasciamo una scia di fiori che sbocciano dal cemento, come quel parco giochi che diventa il suo testamento.

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