Tutta la vita davanti a sé
Ieri, ore 20.30, sto per andare a teatro.
Entro in camera di mio figlio, sul suo comodino c' è un libro: "Tutta la vita davanti a sè" di Romain Gary, lo sfoglio, non l' ho letto, ma ricordo di aver visto un paio d' anni fa il film da cui era tratto, con Sofia Loren, diretta dal figlio Edoardo Ponti, che aveva scelto di ambientarlo a Bari.
Prendo i biglietti del teatro che avevo acquistato last minute solo per la presenza nella piece di Silivo Orlando, l 'occhio cade sul titolo : " Tutta la vita davanti a sé'". Vado dunque a vedere la storia di Madame Rose, una ex prostituta ebrea sfuggita ai campi di concentramento che negli anni '70 a Parigi un po' per redimersi e un po' per sopravvivere apre una casa di accoglienza per figli di prostitute. Tra gli ospiti c 'é Momó un bambino di origini senegalesi i cui ricordi Silvio Orlando porta in scena.
Ed in un' ora e mezza, atto unico, è stato in grado, solo sul palcoscenico, di trasmetterti lo stupore di Momó quando scopre il suo vero padre, l' amore che lo sorprende per l' unica madre che ha conosciuto, quando é giá troppo tardi.
Silvio é madame Rose e ci trasmette tutta la pietà per questa donna prima braccata, poi abusata per 40 anni ed infine illuminata da quella saggezza che solo tanta sofferenza ti infonde.
Silvio é il dottor Kratz che con profonda tenerezza cerca di lenire le ferite dell' anima oltre che del corpo di quella sfortunata famiglia allargata, in quel condominio sgangherato, ma solidale.
Silvio é anche Madame Lola, inquilino del piano di sopra, trans generoso e leggiadro che lievemente danza sulle invitanti note francesi che irradia il suo giradischi per esorcizzare le angosce della vita.
Il messaggio finale?
Dobbiamo volerci bene.
Il messaggio iniziale?
Dobbiamo spegnere i telefonini, almeno per un' ora e mezza possiamo fare a meno del mondo.
Ed il mondo può fare a meno di noi .
Grande Silvio.
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