Nostalgia
NOSTALGIA
Regia di Mario Martone, tratto dal romanzo di Ermanno Rea.
NB : Spoilero, non leggere se non hai visto il film
Immersa nell' oscurità, sola, lontana dalle mie amiche che avevano preferito un posto troppo distante dallo schermo, ieri sera mi sono calata anch' io nei vicoli di Napoli, nel rione Sanità, tra sdruciti panni stesi su corde dove non batte il sole, tra cassette di frutta disposte alla rinfusa su marciapiedi dissestati, tra scooter sgangherati guidati da "capuzzielli" senza casco.
E in queste strade si aggira Felice, alla ricerca del suo passato per ricucirlo al suo presente. Lui é interpretato da Favino, ieri ho capito perché é così bravo: recita con gli occhi, gli basterebbero solo quelli per rendere un' emozione, un moto dell' animo: limpidi, umidi, profondi, oscuri, nostalgici, smarriti, estasiati, annegati nelle lacrime.
Il protagonista torna a Napoli dopo quarant' anni: pensa e dice che nulla é cambiato, alla fine si scoprirà che, invece, tutto é cambiato. Sono cambiati i due amici per la pelle, Oreste e Felice uniti dallo stesso destino di privazione e miseria che la vita a un certo punto dolorosamente divide: Felice scappa lontano, in paesi musulmani, ma il lavoro, la solitudine e il distacco violento dagli affetti lo faranno diventare un uomo onesto e leale.
Oreste invece rimane nel quartiere degradato, misero tra miseri senza futuro. E quel ragazzino impavido e coraggioso diventerà " U Malomm", corrotto dal degrado e dalla violenza che ti corrompe come una ruggine che attacca il metallo.
In un film di Allen il protagonista Joaquin Phoenix diceva che chi uccide una volta non avrá più remore ad uccidere ancora.
E Oreste uccide e addirittura arma i "piscitielli" del quartiere che invece don Luigi (e qui ho ritrovato la figura del grandissimo don Pino Puglisi, vittima innocente della mafia), cerca di strappare alla strada, ricreando in parrocchia quelle condizioni che ogni famiglia ed ogni consesso sociale dovrebbe costruire intorno ad una vita che cresce: la palestra dove puoi sfogare sul ring la violenza che ti sale dentro, un cortile dove incontrarsi , confrontarsi, bere e ascoltare musica, un' orchestra dove puoi esercitare il tuo talento, suonando un violino anziché un fucile a canne mozze.
Don Luigi, che tanto somiglia al mio amico Don Pietro Rescigno é "il sole che illumina la " munnezza", la sfiora, ma non si sporca.
Ed alla fine comprendi la frase di Pasolini che campeggia nei titoli di testa:
"La coscienza sta nella nostalgia: chi non si é perso non ne possiede"
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