La storia d' amore più bella di sempre
Avevo abbandonato Bulgakov quando nel terzo capitolo de " Il Maestro e Margherita" , un gatto nero acquista un biglietto per salire su un tram a Mosca: "toppo surreale per i miei gusti" mi ero detta. Poi ascoltando Alessandro Barbero in un podcast, ho sentito che "il Maestro e Margherita" racconta la storia d' amore più bella di sempre. E allora ho ripreso il romanzo che avevo abbandonato: un' edizione BUR del 1993, in copertina Mimsy Farmer, interprete dell' omonima riduzione cinematografica del 1972, del regista Petrovic, colonna sonora di Ennio Morricone.
Recupero dunque il libro dalla mia biblioteca e al secondo capitolo dal titolo" Ponzio Pilato", resto folgorata dalla narrazione della condanna di Yeshua da parte del procuratore della Giudea. E penso che le cose debbano essere andate proprio così, anche se questa moderna versione non è rinvenibile in nessuno dei Vangeli: Bulgakov é un genio, Gesù un visionario, Pilato una vittima del sistema e Caifa, il sommo sacerdote, é un uomo disposto a tutto perché poi "il potere logora chi i non ce l'ha". A pag. 79 ritrovo il gatto nero, ma a quasi trent'anni dalla prima lettura, adesso capisco che non é una figura surreale, ma un demone che ha posseduto l' anima del nostro autore, perché certe cose, se non le vivi, non puoi scriverle e allora decido di proseguire nella lettura, alla scoperta "dell' amore più bello di sempre".
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