Diverso da chi?
Sono sul treno Milano-Roma e pur avendo un carnet Italo, viaggio con posto non assegnato. Il sistema non mi fa prenotare il viaggio, benchè di posti a sedere ce ne sono quanti ne cerchi. Giuro che alla scadenza dell'abbonamento passerò alla concorrenza, con Freccia rossa, mi dà maggiore affidabilità (spero).
Vago in una carrozza Smart in cerca di un compagno di viaggio. Scelgo lui: età approssimativa di mio figlio Saverio, occhi azzurri, faccia pulita, legge Dumas.
Mi ci siedo accanto, assicurandomi che quel posto sia libero. Ne ho già cambiati tre da quando siamo partiti da Centrale alle 17.35.
Gli chiedo di lui, da quando scrivo, preferisco conoscere storie vere piuttosto che quelle raccontate nei libri. Mi dice di essere reduce da una preselettiva di un concorso che ha provato in Lombardia, la stessa prova che mio figlio ha invece sostenuto a Torre Annunziata.
E' di Napoli, laureato in giurisprudenza, deluso dalla pratica forense mal pagata e mal guidata. Adesso è in cerca di un posto fisso, chè dà maggiori garanzie di rispetto della dignità e della professionalità. Vive da solo .
Squilla il telefono. Sento che parla di una lasagna da scaldare, sussurra con dolcezza con un fil di voce. "Era tua madre?" gli chiedo." No", mi risponde," il mio compagno". Non batto ciglio, avevo già notato una maggiore sensibilità nelle sue parole ed una grazia nel gesticolare con le mani quando parla. Il suo compagno è più piccolo di lui di oltre sei anni, non ha conseguito un titolo di studio. Mi mostra la sua foto:un bellissimo ragazzo bruno di 25 anni con gli occhi chiari ed una barba appena accennata. Non vivono insieme, lui abita in provincia e si incontrano nei fine settimana.
Mi racconta che il compagno è gelosissimo, ma è stato chiaro con lui: lo ama, ma ha preteso la libertà di muoversi e viaggiare per coltivare i suoi interessi: l'arte, la letteretura, il cinema, i suoi amici sparsi un pò dappertutto.
Gli chiedo quando ha capito di essere gay. Da sempre mi dice, da che ha memoria. E i genitori , come l'hanno presa? Mi dice che è stato deluso dalla reazione della madre, donna colta e all'avanguardia nella sfera dei diritti, ma un figlio "così" l' ha spiazzata....il papà invece, quando ne ha avuto la certezza, non gli ha rivolto la parola per due settimane.
La prima a saperlo è stata sua sorella, maggiore di lui di due anni. Entrò un pomeriggio in camera sua, mentre stava studiando con un compagno per l'esame di terza media...si richiuse subito la porta alle spalle , coprendosi gli occhi con le mani e dicendo di non aver visto nulla.
Oggi Marco è sereno, vive la sua vita ma, mi dice, ancora non può camminare mano nella mano con Sergio, a Napoli "é capace che ti vattono".
Gli chiedo come fanno i gay a riconoscersi ed a scegliersi. "Abbiamo un radar " mi dice," ci annusiamo, basta uno sguardo, un movimento delle labbra, un gesto..."
Ho un altro dubbio che vorrei mi aiutasse a sciogliere. Sempre più frequentemente uomini affermati, con figli e famiglia collaudata si scoprono gay. "Lo sono sempre stati", mi dice, ma hanno scelto la famiglia tradizionale per non deludere quella di provenienza e per timore della gogna sociale.
Ma al giro di boa dei cinquant'anni, raggiunto il punto apicale nel lavoro e nella società, finalmente ritornano al loro originale richiamo.
Andate dove vi porta il cuore....
Vago in una carrozza Smart in cerca di un compagno di viaggio. Scelgo lui: età approssimativa di mio figlio Saverio, occhi azzurri, faccia pulita, legge Dumas.
Mi ci siedo accanto, assicurandomi che quel posto sia libero. Ne ho già cambiati tre da quando siamo partiti da Centrale alle 17.35.
Gli chiedo di lui, da quando scrivo, preferisco conoscere storie vere piuttosto che quelle raccontate nei libri. Mi dice di essere reduce da una preselettiva di un concorso che ha provato in Lombardia, la stessa prova che mio figlio ha invece sostenuto a Torre Annunziata.
E' di Napoli, laureato in giurisprudenza, deluso dalla pratica forense mal pagata e mal guidata. Adesso è in cerca di un posto fisso, chè dà maggiori garanzie di rispetto della dignità e della professionalità. Vive da solo .
Squilla il telefono. Sento che parla di una lasagna da scaldare, sussurra con dolcezza con un fil di voce. "Era tua madre?" gli chiedo." No", mi risponde," il mio compagno". Non batto ciglio, avevo già notato una maggiore sensibilità nelle sue parole ed una grazia nel gesticolare con le mani quando parla. Il suo compagno è più piccolo di lui di oltre sei anni, non ha conseguito un titolo di studio. Mi mostra la sua foto:un bellissimo ragazzo bruno di 25 anni con gli occhi chiari ed una barba appena accennata. Non vivono insieme, lui abita in provincia e si incontrano nei fine settimana.
Mi racconta che il compagno è gelosissimo, ma è stato chiaro con lui: lo ama, ma ha preteso la libertà di muoversi e viaggiare per coltivare i suoi interessi: l'arte, la letteretura, il cinema, i suoi amici sparsi un pò dappertutto.
Gli chiedo quando ha capito di essere gay. Da sempre mi dice, da che ha memoria. E i genitori , come l'hanno presa? Mi dice che è stato deluso dalla reazione della madre, donna colta e all'avanguardia nella sfera dei diritti, ma un figlio "così" l' ha spiazzata....il papà invece, quando ne ha avuto la certezza, non gli ha rivolto la parola per due settimane.
La prima a saperlo è stata sua sorella, maggiore di lui di due anni. Entrò un pomeriggio in camera sua, mentre stava studiando con un compagno per l'esame di terza media...si richiuse subito la porta alle spalle , coprendosi gli occhi con le mani e dicendo di non aver visto nulla.
Oggi Marco è sereno, vive la sua vita ma, mi dice, ancora non può camminare mano nella mano con Sergio, a Napoli "é capace che ti vattono".
Gli chiedo come fanno i gay a riconoscersi ed a scegliersi. "Abbiamo un radar " mi dice," ci annusiamo, basta uno sguardo, un movimento delle labbra, un gesto..."
Ho un altro dubbio che vorrei mi aiutasse a sciogliere. Sempre più frequentemente uomini affermati, con figli e famiglia collaudata si scoprono gay. "Lo sono sempre stati", mi dice, ma hanno scelto la famiglia tradizionale per non deludere quella di provenienza e per timore della gogna sociale.
Ma al giro di boa dei cinquant'anni, raggiunto il punto apicale nel lavoro e nella società, finalmente ritornano al loro originale richiamo.
Andate dove vi porta il cuore....
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