Il mio " bridge" tra passato e futuro.
Confesso che il mio interesse per il bridge nacque quando ebbi modo di ascoltarne le imprese, che nel campo andava mietendo, il mio vicerelatore alla tesi di laurea: il prof. Nxxx Mxxx assistente alla cattedra di Diritto Commerciale del famigerato prof. Dxxx Bxxx.
Avevo chiesto la tesi al docente più temuto ed odiato (insieme con il prof. Sxxx di Statistica) della facoltà di Economia e Commercio dell'UNISA negli anni '80.
Il mio amore per il Diritto Commerciale nacque come una sfida con il docente più stxxxxx della facoltà, "giustamente" gambizzato durante la sua precedente esperienza a Palermo, come si favoleggiava nei corridoi dell'ateneo.
Il prof. Bxxx ti bocciava se alla decima domanda, dopo aver infilato una serie positiva di nove risposte, tentennavi su quell'ultima.
Ti bocciava anche prima che tu potessi sederti di fronte a lui.
Se il malcapitato di turno non sapeva rispondere ad un suo quesito, cominciava ad interrogare i presenti nell'aula: "lei deve far l'esame?", "la sa la risposta?".
Se l'aspirante candidato non era in grado di fornirgli la risposta che lui si aspettava, forse anche perchè preso così, alla sprovvista, andava a cecare il tuo statino tra la pila davanti a lui e te lo strappava....così l'aula si svuotava lentamente ed inesorabilmente e rimaneva inchiodato alla sedia solo lo sventurato di turno con di fronte quella faccia rotonda ed inquisitoria illuminata dagli occhietti neri sghignazzanti, incorniciati in quella montatura della stessa forma del viso, ma di diametro ristretto.
Ti faceva domande improbabili sull'imprenditore occulto, sulle attività agricole per connessione tipiche ed atipiche, sulla girata in pieno, in bianco, propria ed impropria della cambiale e di tutti gli altri possibili titoli di credito, ed altre cervellotiche interpretazioni del codice alle quali non avresti mai saputo dare risposta se non frequentavi non dico il suo corso, ma il suo dipartimento nelle sue ore di ricevimento.
Tutti lasciavano l'esame di diritto commerciale come ultimo scoglio prima dell'agognata laurea.
Io no. Io volli darlo come primo esame dell'ultimo anno di corso. Fu forse anche per questo che mi prestò maggiore attenzione: non riusciva a spiegarsi perchè non avevo rispettato la sequenza dei miei colleghi , alcuni dei quali avevano già dato l'esame per l'ottava volta, ed andavano accompagnati dal padre a quell'ulteriore appello o si facevano metaforicamente accompagnare dalla Madonna di Pompei, dopo essere andati a piedi a richiedere la Sua intercessione.
Ma io ero più tosta di lucifero, ogni settimana mi presentavo in dipartimento con la mia sfilza di domande improbabili da sottoporgli, dopo aver registrato tutte le domande non meno improbabili con le quali mieteva le sue vittime : uno su venti di solito superava l'esame, questa la casistica.
Devo assolutamente a Don Mimì se oggi vado così a fondo in tutte le mie cose, chiedendomi come era solito fare lui:
"E poi?, e poi? e poi?......" in un crescendo incalzante che non lascia niente al caso.
Con le mie astuzie riuscii a prendere trenta alla prima botta ed ebbi la faccia tosta di chiedergli pure la tesi: "L'associazione in partecipazione quale strumento finanziario innovativo".
A gennaio mi preannunciò che sarebbe partito per un seminario di aggiornamento a Berlino, si profilavano le tre D di Maastricht: Deregulation, Despecializzazione e Disintermediazione nel settore bancario ed urgeva un aggiornamento.
A seguirmi, per la tesi, mi affidava alle sapienti cure del suo giovane assistente: il prof. Mxxx che nell'immaginario collettivo delle aspiranti dottoresse in Economia e Commercio appariva come il Robert Redford di "Come eravamo" nell'indimenticabile film con Barbra Streisand, diretto magistralmente da Sydney Pollack.
Lui sarebbe tornato non prima di luglio, volendo mi disse, avrei potuto laurearmi con il suo assistente anche a marzo, se avessi finito in tempo la tesi.
"No", gli dissi, "Professore, aspetto Lei. Voglio Lei nella mia commissione di laurea".
Diedi l'ultimo esame a febbraio e mi laureai a luglio con Bxxx. Ma la tesi me la curò Mxxx.
Avevo chiesto la tesi al docente più temuto ed odiato (insieme con il prof. Sxxx di Statistica) della facoltà di Economia e Commercio dell'UNISA negli anni '80.
Il mio amore per il Diritto Commerciale nacque come una sfida con il docente più stxxxxx della facoltà, "giustamente" gambizzato durante la sua precedente esperienza a Palermo, come si favoleggiava nei corridoi dell'ateneo.
Il prof. Bxxx ti bocciava se alla decima domanda, dopo aver infilato una serie positiva di nove risposte, tentennavi su quell'ultima.
Ti bocciava anche prima che tu potessi sederti di fronte a lui.
Se il malcapitato di turno non sapeva rispondere ad un suo quesito, cominciava ad interrogare i presenti nell'aula: "lei deve far l'esame?", "la sa la risposta?".
Se l'aspirante candidato non era in grado di fornirgli la risposta che lui si aspettava, forse anche perchè preso così, alla sprovvista, andava a cecare il tuo statino tra la pila davanti a lui e te lo strappava....così l'aula si svuotava lentamente ed inesorabilmente e rimaneva inchiodato alla sedia solo lo sventurato di turno con di fronte quella faccia rotonda ed inquisitoria illuminata dagli occhietti neri sghignazzanti, incorniciati in quella montatura della stessa forma del viso, ma di diametro ristretto.
Ti faceva domande improbabili sull'imprenditore occulto, sulle attività agricole per connessione tipiche ed atipiche, sulla girata in pieno, in bianco, propria ed impropria della cambiale e di tutti gli altri possibili titoli di credito, ed altre cervellotiche interpretazioni del codice alle quali non avresti mai saputo dare risposta se non frequentavi non dico il suo corso, ma il suo dipartimento nelle sue ore di ricevimento.
Tutti lasciavano l'esame di diritto commerciale come ultimo scoglio prima dell'agognata laurea.
Io no. Io volli darlo come primo esame dell'ultimo anno di corso. Fu forse anche per questo che mi prestò maggiore attenzione: non riusciva a spiegarsi perchè non avevo rispettato la sequenza dei miei colleghi , alcuni dei quali avevano già dato l'esame per l'ottava volta, ed andavano accompagnati dal padre a quell'ulteriore appello o si facevano metaforicamente accompagnare dalla Madonna di Pompei, dopo essere andati a piedi a richiedere la Sua intercessione.
Ma io ero più tosta di lucifero, ogni settimana mi presentavo in dipartimento con la mia sfilza di domande improbabili da sottoporgli, dopo aver registrato tutte le domande non meno improbabili con le quali mieteva le sue vittime : uno su venti di solito superava l'esame, questa la casistica.
Devo assolutamente a Don Mimì se oggi vado così a fondo in tutte le mie cose, chiedendomi come era solito fare lui:
"E poi?, e poi? e poi?......" in un crescendo incalzante che non lascia niente al caso.
Con le mie astuzie riuscii a prendere trenta alla prima botta ed ebbi la faccia tosta di chiedergli pure la tesi: "L'associazione in partecipazione quale strumento finanziario innovativo".
A gennaio mi preannunciò che sarebbe partito per un seminario di aggiornamento a Berlino, si profilavano le tre D di Maastricht: Deregulation, Despecializzazione e Disintermediazione nel settore bancario ed urgeva un aggiornamento.
A seguirmi, per la tesi, mi affidava alle sapienti cure del suo giovane assistente: il prof. Mxxx che nell'immaginario collettivo delle aspiranti dottoresse in Economia e Commercio appariva come il Robert Redford di "Come eravamo" nell'indimenticabile film con Barbra Streisand, diretto magistralmente da Sydney Pollack.
Lui sarebbe tornato non prima di luglio, volendo mi disse, avrei potuto laurearmi con il suo assistente anche a marzo, se avessi finito in tempo la tesi.
"No", gli dissi, "Professore, aspetto Lei. Voglio Lei nella mia commissione di laurea".
Diedi l'ultimo esame a febbraio e mi laureai a luglio con Bxxx. Ma la tesi me la curò Mxxx.
Ogni mercoledi mi riceveva in istituto.
Le nostre conversazioni partivano dall'associazione in partecipazione , facevano il giro del mondo passando per Napoli, la sua città, e ritornavano al mio strumento finanziario innovativo.
Mi diceva che il suo libro preferito era le "Memorie di Adriano" della Yourcenar, ed io il mercoledi successivo conoscevo Adriano meglio di Marguerite: "....ho deposto mantello e tunica.........ho tossito, respirato, trattenuto il fiato, secondo le indicazioni di Ermogene......".
Mi diceva che sua moglie Fiammetta era tra le eredi della Cappella Sansevero, ed io andavo ad ammirare quel Cristo velato imprigionato per sempre sotto quel manto impalpabile che lo immobilizza sulla terra.
Poi partiva per un torneo internazionale di bridge in Oriente e quel mercoledí si saltava l'incontro................
Ma la mia adorazione per quel cristo che mi si andava svelando settimana dopo settimana , franò di colpo quando si offrì di accompagnarmi alla Biblioteca economica di piazza Cavour a Napoli , per le mie ricerche bibliografiche: si svelò una frana al volante........................no, per me un uomo imbranato alla guida può anche essere campione mondiale di bridge, può anche avere impalmato l'erede del Moma, può anche aver letto tutti i volumi della biblioteca di Pergamo, ma.................. NON M'INCANTA PIU'..........
Quando mercoledi scorso Ernesto (ah l' importanza di chiamarsi Ernesto...) il mio maestro in seconda di bridge, mi ha confermato che Nxxx Mxxx è ancora un grande campione di bridge, mi sono sentita fiera di lui...............
Adesso i ns mercoledi sera sono ai Canottieri, dedicati a questo nobile gioco, capace di tenere sveglia e vivace la mente a noi che cominciamo a dimenticare anche dove abbiamo parcheggiato la macchina.
Bruno , il ns maestro, magistrato prestato al bridge (o viceversa?!?!), ci dice che se non ci sentiamo portate per questo gioco, l'unico modo che ci rimane per tenere allenata la mente è "cambiare spesso supermercato".
Le nostre conversazioni partivano dall'associazione in partecipazione , facevano il giro del mondo passando per Napoli, la sua città, e ritornavano al mio strumento finanziario innovativo.
Mi diceva che il suo libro preferito era le "Memorie di Adriano" della Yourcenar, ed io il mercoledi successivo conoscevo Adriano meglio di Marguerite: "....ho deposto mantello e tunica.........ho tossito, respirato, trattenuto il fiato, secondo le indicazioni di Ermogene......".
Mi diceva che sua moglie Fiammetta era tra le eredi della Cappella Sansevero, ed io andavo ad ammirare quel Cristo velato imprigionato per sempre sotto quel manto impalpabile che lo immobilizza sulla terra.
Poi partiva per un torneo internazionale di bridge in Oriente e quel mercoledí si saltava l'incontro................
Ma la mia adorazione per quel cristo che mi si andava svelando settimana dopo settimana , franò di colpo quando si offrì di accompagnarmi alla Biblioteca economica di piazza Cavour a Napoli , per le mie ricerche bibliografiche: si svelò una frana al volante........................no, per me un uomo imbranato alla guida può anche essere campione mondiale di bridge, può anche avere impalmato l'erede del Moma, può anche aver letto tutti i volumi della biblioteca di Pergamo, ma.................. NON M'INCANTA PIU'..........
Quando mercoledi scorso Ernesto (ah l' importanza di chiamarsi Ernesto...) il mio maestro in seconda di bridge, mi ha confermato che Nxxx Mxxx è ancora un grande campione di bridge, mi sono sentita fiera di lui...............
Adesso i ns mercoledi sera sono ai Canottieri, dedicati a questo nobile gioco, capace di tenere sveglia e vivace la mente a noi che cominciamo a dimenticare anche dove abbiamo parcheggiato la macchina.
Bruno , il ns maestro, magistrato prestato al bridge (o viceversa?!?!), ci dice che se non ci sentiamo portate per questo gioco, l'unico modo che ci rimane per tenere allenata la mente è "cambiare spesso supermercato".
Mi piace. Forza Sisella! Avanti tutta. Bruno
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