Incomunicabilità
Arrivati a Medjugorje, fummo assegnati come ospiti a Josip e sua madre, una famiglia poverissima, che abitava a metà strada tra la collinetta delle apparizioni e la basilica che sorgeva a valle, nel centro del paese. La mattina si scendeva a piedi fino al santuario: un’ ampia, moderna chiesa che si apriva su un luminoso sagrato. Nel fianco laterale della costruzione si estendeva un viale, lungo il quale c’erano in fila le sedie riservate ai sacerdoti per la confessione, con un cartello che ne indicava la nazionalità. Mio suocero, refrattario alle chiese, si sedette una mattina nella postazione del prete tedesco, nell’attesa che la messa terminasse. Una fedele anziana signora andò ad inginocchiarsi ai suoi piedi per confessarsi. Come mio suocerò capì l’equivoco, scattò in piedi per allontanarsi, ma la tedesca, decisa a rimettere i suoi peccati, lo tirava con forza per la giacca per costringerlo ad ascoltarla. Di fronte a quell’ insistenza barbarica, l’ avvocato non ebbe altra scelta che sedersi ed, in silenzio, assolverla dai tutti suoi peccati……….
I due consuoceri, grandi fumatori, prima di imbarcarsi sul traghetto che ci riportava a casa, acquistarono due stecche di sigarette.
L’avvocato chiese ad Alessandra ,allora adolescente, di infilarle nel suo zainetto.
" No papà, lo zaino è una cosa personale", fece lei con aria da maestrina. " Ma dammi qua" e le strattonò via dalle spalle la cosa personale.
Le marlboro avevano trovato un sicuro, anche se contrastato, rifugio.
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