La Palestina negli occhi
"Non odiare ciò che temi, perché può essere una benedizione".
Dopo l' attentato alle torri gemelle, sulla scia dell' odio verso arabi e musulmani che vivevano in America, Susan Abulhawa, ricercatrice farmaceutica di origini palestinesi, venne licenziata, restando sola, senza parenti, con una bimba di 5 anni da tirare su.
Ipotecò la casa quando la bolla immobiliare raggiunse i massimi storici, riuscendo a garantirsi la sopravvivenza e si buttò nella scrittura.
Dapprima articoli di opinione sui massacri in Palestina, riflessioni personali che a poco a poco divennero un vero e proprio romanzo:
" Ogni mattina a Jenin".
Ne mandò un estratto alla Leeway Foundation, sperando di vincere una borsa di 5.000 dollari.
La chiamarono nel 2003: aveva vinto il prestigiosissimo Premio
Edna Andrade Award e un assegno di 25.000 dollari.
Nel 2010 Bloomsbury pubblicò il suo romanzo che oggi è tradotto in trentadue lingue, vendendo più di un milione di copie.
Il suo libro ha cambiato la sua vita, ma la sua speranza è che possa cambiare la percezione di una storia tragica che si rinnova nei secoli:
"Portiamo la Palestina negli occhi, perché non ci è rimasto nessun altro posto dove metterla."
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