La mamma non dorme mai

Quando ascolto la "Ninna nanna del chicco di caffè" penso ai suoi due  figli, Lorenzo e Franco, perché Franco, il più  piccolo, una volta , nel mio giardino, me la canto'  con quella vocina incerta e balbettante, aveva forse sei anni allora, io cinque di più.
Fine anni '70, venivano ad abitare al piano di sopra al mio , ai Mutilati .
La loro mamma  un pezzo di donna di Genova.
Maria, capelli fulvi,  folti e lunghi, bracciali tintinnanti che si agitavano quando, parlando,  gesticolava.
Naso importante e un neo sul labbro superiore.
 Bella.
 Tanta e tanto bella.
Adoravo ascoltarla in quel suo accento ligure, fiera ed elegante.
Era avanti, amava il progresso, le novità, la vita bella, i comfort.
Adorava viaggiare.
 S' intratteneva con mia madre  in cucina, veniva a controllare i lavori di ristrutturazione del suo appartamento. 
Aveva sposato un imprenditore che nel mio immaginario di adolescente associavo alla figura di Berlusconi, un self made man sicuro di sè , brutto ma affascinante, di bassa statura,  poche parole,  deciso, tosto.
 Con le forniture dentali aveva costruito un impero. 
La casa era pronta, una ristrutturazione ultramoderna: lino alle pareti, grigio imperante, un profumo di legno e sandalo ti avvolgeva quando entravi nell' appartamento.
Un giorno la signora raccontò che, mentre faceva la doccia, aveva palpato come una nocciola sotto l ' ascella .
Era un tumore ai polmoni .
Uno strazio lampante.
Quando la notte del 23  novembre 1980 scappammo tutti nella piazzetta "Principe Amedeo",  i due ragazzini arrivarono spauriti, da soli  col padre, lei era da poco andata via per sempre. 
" Chi asciugava i pianti miei? 
Mamma buona era lei".   

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