Verso l' alto
Dopo una giornata a riempirti gli occhi di cielo e mare, tra il monte Bulgheria e le calette di Scario, approdi al tramonto nel cortile di una canonica, perché anche l' anima pretende il suo nutrimento.
Sull' altare in candida tonaca e sandali polverosi c'è un sacerdote ispirato, a infondere speranza ad una folla di turisti che si confondono con i fedeli della messa della domenica sera.
Siamo in vacanza , ci dice, dobbiamo goderci i tempi dilatati del riposo. Niente corse, niente affanni, nessuna ricerca spasmodica dell' avventura a tutti i costi, della rincorsa alla nuova esperienza da vivere.
Rallentare, godersi gli attimi, indugiare un po' nel letto la mattina, guardare le cose intorno con occhi nuovi, ascoltare i suoni e respirare i profumi della natura, godersi i colori di un' alba, di un tramonto, del mare illuminato da un fascio lunare.
Guardarsi dentro, interrogarsi su ciò che per noi è importante .
E ciò che è importante non siamo noi, ma chi ci orbita intorno.
Le persone che amiamo.
L' amore vero è nelle piccole cose, ci dice.
E allora ripenso a quella camicia stirata all' alba, a quel poke che hai girato tutta Salerno per trovare gli ingredienti giusti, a quel cuoricino che hai disegnato di nascosto sui suoi appunti , alle lenzuola fresche di ammorbidente sul suo letto quando sai che sta per arrivare dopo mesi che non lo vedevi, ai biglietti presi non tanto e non solo per quel film, ma per stargli accanto nel buio della sala a condividere emozioni e pop corn e poi uscire, passeggiare fino a casa e confrontarsi sul messaggio subliminale del regista.
Non è un film quello che adesso il parroco ci rappresenta, ma una vicenda reale, accaduta a Torino, agli inizi del 900, al fondatore de "La Stampa".
Il cruccio di un figlio, un ragazzo buono e gentile, ma che non rispondeva alle aspettative paterne.
Troppo distratto, sempre la testa fra le nuvole.
Una volta rientrava senza cappotto, l' aveva perduto, diceva.
Un giorno non trovava più i suoi libri, un altro si era ritirato senza le scarpe nuove.
Il padre cominciava seriamente a preoccuparsi.
Ma ecco che il ragazzo si ammala, una forma di poliomielite fulminante, a 24 anni Pier Giorgio si spegne.
Ma ai funerali del giovane una grande rivelazione scuote il padre, Alfredo Frassati, una folla straripante di povera gente, accorre da ogni dove: tutti quelli che il figlio aveva soccorso, spogliandosi di ogni suo bene.
Nel 1990 Pier Giorgio Frassati è stato beatificato da papa Giovanni Paolo.
Alla sua morte fu trovata una foto che ritraeva il giovane durante una escursione in montagna, sua grande passione, dietro una frase scritta di suo pugno, che rappresenta il suo testamento:
"VERSO L'ALTO".
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