Sconfitte ma non Vinte
Come non pensare alle donne di Gaza, guardando ieri sera "Le troiane" di Euripide, tragedia scritta nel 400 a.C. e terribilmente attuale, nella suggestiva rappresentazione messa in scena da Andrea Carraro nell' incommensurabile scenario dell' anfiteatro della Tenuta dei Normanni.
La piece è stata introdotta da Ida Lenza, illuminata DS del Liceo Tasso, con un' appassionata presentazione, breve, ma di grande spessore.
La tragedia immortala la storia di quattro donne che hanno perso tutto e , sulle macerie ancora fumanti di Troia, aspettano di conoscere dai vincitori greci la loro sorte.
Ecuba, moglie del re di Troia, Priamo, che nel conflitto ha perso il regno, lo sposo e i figli , soprattutto Ettore, l' amatissimo primogenito, eroe martoriato.
Dignitosissima, dà voce alla Giustizia nel sonno della Ragione.
Sarà data in schiava ad Ulisse.
Andromaca, moglie di Ettore, che deve ancora assistere all' estremo dolore: il figlioletto Astianatte sarà dal nemico fatto sfracellare da una rupe per eliminare l' unico superstite troiano che un giorno potrebbe vendicarsi.
Madre annientata, sarà bottino per l' odioso Neottolemo, proprio colui che l'ha resa vedova.
Cassandra, profetessa destinata ad essere inascoltata, viene assegnata ad Agamennone, re degli Achei.
Ma non si dispera, va incontro al suo destino con grande fierezza: sa già che il suo carnefice verrà assassinato per mano della moglie Clitennestra non appena farà rientro in patria.
E poi c' è Elena la "dark lady ante litteram" per la cui bellezza MILLE navi si mossero dalla Grecia per andrsela a riprendere a Troia.
Per Ecuba l' origine di tutti i mali abbattutisi sul suo regno.
Disarmante la difesa di Elena: è stata lei la vittima, vittima di una profezia di una dea che non poteva essere disattesa.
In tutti i casi, qualunque scelta avesse fatto Paride, Troia sarebbe stata distrutta.
Tocca a Menelao decidere la sua fine.
La imbarcherà con lui, sulla stessa nave del ritorno in patria, qui la giudicherà.
Ma Ecuba l'ammonisce:
Oὐκ ἔστ’ ἐραστὴς ὄστις οὐκ ἀεὶ φιλεῖ:
non è amante chi non ama sempre.
Sotto le ceneri arde ancora il fuoco.
E così sarà , Menelao se la riporta a casa, a Sparta:
il vero amore sopravvive alla guerra e alla ragione.
Commenti
Posta un commento