Manualetto per le giovani mamme
PREMESSA
Da più parti mi giungono notizie di bimbi in arrivo: da figli di amici, da amici dei figli.
"Ogni volta che nasce un bambino, vuol dire che Dio non è ancora stanco degli uomini".
È la frase di Tagore che circola in concomitanza di disastri e guerre, per convincersi che, comunque, e nonostante tutto, il mondo va avanti.
Meno male che Tagore c'è e che nel mondo nascono 250 bambini ogni minuto.
Dall' alto delle mie tre maternità e della ultratrentennale esperienza di docente che ha visto formarsi migliaia di ragazzi, sento di poter suggerire caldamente un decalogo alle giovani mamme, tale che possa ispirare la loro linea educativa, in relazione alle varie fasi evolutive del bambino.
Sappiate che la prima regola per una mamma è che una volta che metti al mondo un figlio, tu vieni dopo di lui.
DECALOGO
1) COCCOLE E GIOCHI.
Prendetelo in braccio quando piange.
Il calore e l'odore della mamma lo rassicureranno e placherà i suoi vagiti.
Accoglietelo pure nel lettone se fa un brutto sogno o se è malato.
Ho una foto che ritrae i mie tre cuccioli stretti in un unico abbraccio, infilati nei pigiamini invernali, protetti dal corpo dei genitori, sfiniti e felici, ognuno
ai margini delle due piazze.
Accarezzatelo, baciatelo, abbracciatelo ogni volta che lo reclama o che ne avete voglia.
C' è un fondamento scientifico a sostegno di questa prassi: l' abbraccio abbassa i livelli di cortisolo, placando la paura e l'ansia.
Giocate con loro, fate volentieri da cavia quando s'improvviseranno chirurgi, parrucchieri, cuochi.
Non avranno bisogno di giochi costosi, basteranno mollette, pentole, fogli di carta e colori per scatenare la loro fantasia.
I miei ad esempio utilizzavano i mattoncini lego come proiettili per le battaglie!!!
2) NIENTE PASTI FORZATI
Non forzatelo se non vuole mangiare.
Il mio pediatra diceva: "nessun bambino è mai morto di fame", non gli imponete cibi che non gradisce, avrà tutto il tempo per apprezzarli.
Talvolta potete anche ingannarlo, a fin di bene, of course.
I miei odiavano il baccalà per partito preso. Allora gli preparavo l' insalata 'Moby Dick;" patate lesse olive e pezzettoni di "balena bianca".
Il mio ultimogenito aveva un idiosincrasia per il pesce.
Un giorno avevo organizzato un pranzo di rappresentanza, ospite il capo di mio marito con la moglie, dovevamo assolutamente fare bella figura.
Chiamo a raccolta tutti e tre i pargoli per le dovute raccomandazioni: "se mamma serve qualcosa che non vi piace, non vi azzardate a dire CHE SCHIFO, dite semplicemente mamma NON GRADISCO e salterete la portata".
Comincia il pranzo, porto in tavola paccheri allo scoglio, orata su letto di patate, macedonia e dolce.
Tutto fila liscio.
Rimasti da soli, mi avvicino al piccolo "Antonietto a mamma, ti è piaciuto tutto, hai mangiato pure il pesce".
E lui : " no mamma, mi fa ancora schifo, ma non mi ricordavo come dovevo dire".
Oggi Antonio adora il pesce, specialmente il sushi.
3) LEGGETEGLI LE FAVOLE
Leggetegli ogni sera una favola nuova, imitando le diverse vocine dei personaggi, si appassioneranno alle storie .
Più in là passate alle pagine di un libro.
Quando sarà più grande chiedetegli di ripetere la storia che ha ascoltato e poi , quando sarà in grado di farlo, di sintetizzarla per iscritto: imparerà ad amare la lettura e a scrivere fluentemente in maniera del tutto naturale.
Per i miei figli la favola più bella è stata senza dubbio quella del "Gigante egoista", di Oscar Wilde.
La scoprii all' età di 12 anni, quando a casa arrivò "L' enciclopedia per i ragazzi" di Mondadori.
In un' apposita sezione di ognuno dei dodici volumi della collana era contenuto un estratto del capoliavoro dei principali autori di tutti i tempi, sistemati in ordine cronologico.
Fu su questi volumi che si accese il mio amore per la lettura.
La passione per la scrittura invece nacque l' anno dopo, quando papà per il mio compleanno mi regalò una fantastica Olivetti lettera 32, con la quale mi battei tutte le tesine per l' esame di terza media. Una favola.
Nell' altra favola, quella del "Gigante egoista" si racconta che, mentre il Gigante era da sette anni in visita da suo fratello , l' orco di Cornovaglia, il suo giardino era diventato meta dei bambini del paese, che lo popolavano con i loro giochi e risate.
Ma un brutto giorno il Gigante, tornò , trovò tutti quei" mocciosi" che invadevano la sua proprietà e furibondo li scacciò: " andate via dal MIO giardino" e si mise a costrure tutt' intorno, un alto muro di cinta.
Spaventantissimi i piccoli scapparono via e non misero più piede nel giardino.
Arrivò l inverno e tutto taceva sotto una coltre fredda e bianca di neve.
Poi sbocciò la primavera, i bambini uscirono per le strade a giocare, portando canti di gioia ovunque
Solo nel giardino del Gigante la primavera non era ancora tornata, tutto giaceva sotto un grigiore tristissimo.
Ma un giorno i piccoli riuscirono a fare una breccia nel muro di cinta e con loro, come per incanto, tornò la Primavera.
Solo su un albero regnava ancora l' inverno, ai suoi piedi un piccolo biondino tentava, senza riuscirvi di salirci.
A quella vista il gigante, che guardava tutta la scena dalla finestra, fu preso da una tenerezza indicibile e corse fuori per aiutare il piccolo in difficoltà.
Alla sua vista tutti i bimbi scapparono via, tranne quello che aveva intenerito il gigante.
Lo aiutò a salire, ricevette un bacio in segno di ringraziamento e corse subito ad abbattere il muro: era come ,per incanto, diventato buono.
Da quel giorno i bimbi tornarono a giocare nel giardino del Gigante che non era più egoista, portando gioia, fiorellini profumati dai mille colori, canti di uccellini.
Solo quel piccolino biondo non tornò più e non c' era giorno che il gigante non pensasse a lui, mentre guardava felice tutti quei bambini .
Parecchi anni dopo una .mattina il gigante lo avvistò: sotto quell' albero c' era proprio lui, quel bambino che gli aveva rapito il cuore.
Corse verso di lui e non appena gli fu vicino, scorse del sangue sulle manine e sui piedini del piccolo.
" Chi ha osato ferirti?" Tuonò
" Queste sono le ferite dell' amore", rispose il bimbo con una vocina dolcissima.
" Un tempo tu mi hai permesso di giocare nel tuo giardino e oggi io ti porterò nel mio giardino.".
Quando quel pomeriggio i bimbi tornarono, trovarono il gigante addormentato per sempre sotto quell'albero, ricoperto da tanti fiorellini bianchi.
Alla fine della favola, fate che sia vostro figlio ad individuare la morale:
l' egoismo porta alla solitudine,
le cose belle vanno condivise, chi fa del bene ne riceverà in cambio molto di più.
4) REGOLE DELLA TAVOLA.
A tavola rigorosamente senza cellulare, device di sorta e assolutamente da bandire il televisore in cucina.
Il pranzo è un prezioso momento di incontro-confronto della famiglia, ci si racconta della giornata, delle sconfitte e delle vittorie, si pianificano i pomeriggi e si progetta il futuro. Ci si prende in giro, si scherza, si ride, ci si "appiccica" e ci si riappacifica.
È il territorio principe dell' unione familiare.
5) MANTENETE LA PAROLA DATA
Se promettete qualcosa, nel bene e nel male, cascasse il mondo, dovete mantenere la parola data.
Io contavo fino a tre quando davo un comando: scaduto il termine scattava la punizione : una sculacciata (simbolica, quello che conta è che sia una scena madre), o il divieto di vedere i cartoni.
Nel romanzo "Vestivamo alla marinara" Susanna Agnelli narra che se lei ed i suoi sei fratelli non uscivano dall' acqua al richiamo di Miss Parker, la governante inglese , una volta a casa, dopo il mare, saltavano la cena.
Ma anche le promesse vanno sempre onorate.
Un anno ricordo che il secondo aveva scritto questa letterina :
"Caro Babbo Natale, vorrei la pace nel mondo e poi portami una play station".
Sulla prima parte non potei fare nulla, ma per la seconda richiesta mi impegnai in prima persona: "sei fai il bravo sono certa che Babbo Natale ti esaudirà".
Come sempre mi ridussi all' ultimo momento per gli acquisti e quell' anno a Salerno non si trovavano più play station.
Non era ancora in circolazione l' euro e il prezzo di mercato del gioco si aggirava intorno alle 250.000 lire.
Girai tutti i negozi di giocattoli, ma nulla.
Ricordo che in uno di quei negozi che riparavano computer e videoregistratori trovai finalmente, sotto banco, la tanto vagheggiata play station, ma si sa, è la prima legge del mercato, quando la domanda cresce il prezzo sale, non badai alla spesa: la portai sotto l' albero per 500.000 lire.
Non potevo deluderlo.
Se invece sono loro a deludervi, mostratevi ferite, non rivolgetegli la parola per un po'.
Ma soltanto per un po', perché "i silenzi sono pesanti come pietre e col tempo le pietre diventano muri', muri invalicabili.
6) COMPITI E SPORT.
Non vi sostituite a loro nello svolgimento dei compiti.
Dovete insegnare il metodo, spiegare il procedimento, non dovete risolvere voi problemi nè cimentarvi in traduzioni, neanche dovete imparare pagine di geostoria e apparati circolatori e digerenti, finireste solo col rovinarvi il fegato.
Incoraggiateli per ogni progresso fatto, per ogni risposta giusta, non pronunciate mai le frasi " non capisci niente" o " non sei portato per questa materia".
Nella raccolta " Gli amori difficili" Calvino racconta di un papà impiegato, che si trovò, suo malgrado, a risolvere un complicato problema di aritmetica del figlio: si trattava di calcolare quanti mattoni dovessero essere utilizzati per la costruzione di un muretto, dati l'altezza e la lunghezza degli elementi.
Inforcó gli occhiali, prese la penna e, non senza difficoltà , si cimentò nei calcoli .
Il giorno dopo il bambino tutto mortificato tornò a casa deluso: ""Papà il problema era sbagliato".
E lui : " se tutti quei mattoni mi fossero caduti in testa, avrei sentito meno dolore".
Il rischio è di perdere la stima di vostro figlio, allora rinunciate, affidatevi a chi ne sa più di voi, o semplicemente, consigliate al piccolo di chiedere ulteriori spiegazioni alla maestra.
Controllateli mentre studiano, coccolateli con spuntini e bevande, uno smoothie d' estate rinfresca le idee, e una bella cioccolata calda d' inverno rinvigorisce la volontà.
Niente cellulare nella fascia oraria destinata ai compiti, consentitegli solo l'utilizzo del PC per gli approfondimenti e le ricerche.
Concordate premi (rigorosamente non in denaro) per ogni buon risultato portato a casa.
Promettete esperienze, non prodotti: spettacoli, gite, passeggiate, un pomeriggio allo zoo o al luna park.
Due o tre pomeriggi la settimana devono essere dedicati allo sport, che aiuta i ragazzi ad acquisire disciplina, a crescere armoniosamente nel fisico e nella mente.
Prediligete sport di squadra, che favoriscono le relazioni e lo spirito di gruppo.
Non cadete nella trappola dell' agonismo, che toglie troppe energie e tempo per lo studio. A trent' anni la vita di un campione è finita ed è dura poi riciclarsi.
Ogni volta che i docenti ricevono, andateci.
Un anno una maestra del mio secondogenito mi turbò profondamente: "suo figlio non s' impegna, si distrae in continuazione in classe , è disordinato e non porta il materiale didattico".
Tornai a casa e invece di prenderlo "di petto" strinsi un un patto con lui : per ogni "Bravissimo" sul quaderno, gli avrei regalato un giochino.
Nel giro di poche settimane diventò il primo della classe e fui costretta a rivedere gli accordi.
Una mattina, il mio primogenito era in prima elementare, io e mio marito avemmo a discutere su questioni legate all' organizzazione della giornata. Toccò a lui accompagnare il piccolo a scuola.
Non appena rientravamo a casa, correvo a prendere il quadernone in cartella, mi emozionava leggere i pensierini "muti" ( così li chiamavano) che ogni mattina la maestra chiedeva di scrivere ai piccoli scolari.
Apro il compitino del giorno e leggo:
"Oggi i miei genitori hanno litigato".
Mi fiondo da lui: "Saaaavy, non devi scrivere proprio tutto quello che succede, ci sono, nella famiglia, cose riservate".
"Va bene mammina" mi rassicura.
Il giorno dopo, torna da scuola, apro lo zaino, prendo il quaderno e leggo:
"Oggi i miei genitori non hanno litigato".
In terza elementare era disperato perché non aveva capito le divisioni.
Mi sedetti accanto a lui e gliele spiegai con l' inserimento sia del minuendo che del sottraendo sotto il membro del dividendo, laddove la maestra faceva inserire direttamente la differenza.
Gli lampeggiò una luce negli occhi, aveva capitoooo.
Esclamó grato:
"Mamma tu sei più di una maestra, mamma tu sei più di una professoressa, mamma, tu sei un geniooo!!!".
L' ultimo una volta mi disse: ""mamma io vedevo quando tu prendevi la mazza per fare studiare Saverio (era ipercinetico, non riusciva a stare seduto a studiare, brandivo l' asta in tono minaccioso) e ho giurato a me stesso che avrei studiato fin dal primo giorno di scuola".
Utilizzate con i vostri figli un linguaggio forbito, avvalendovi sempre del termine appropriato al contesto, bandite la parola COSA ed il verbo FARE, acquisiranno da subito un vocabolario ricchissimo.
Scegliete sempre parole gentili, le parole descrivono la realtà: abituateli ad osservarla con occhi puliti.
Ascoltateli quando parlano e tenete in grande considerazione quello che dicono. Non li aggredite quando hanno torto, spiegate sempre le vostre ragioni e fatevi esporre le loro.
7) RIFARSI IL LETTO
Anche se avete uno stuolo di servitù, insegnate a vostro figlio, sin da piccolo, a rifarsi il letto, perchè, come ha esortato William McRaven, ammiraglio statunitense , eroe nazionale, in un discorso del 2022 ai giovani neolaureati:
"Rifare il letto rafforzerà il fatto che le piccole cose nella vita contano. Se non sapete fare bene le piccole cose, non sarete mai in grado di fare bene le grandi cose. Vi darà un piccolo senso di orgoglio e vi incoraggerà a svolgere un altro compito, un altro e un altro”.
Qui, purtroppo, non siamo stati troppo ligi: la nonna arrivava sempre prima di loro.
8) POCHI SOLDI IN TASCA
Non abituateli a maneggiare denaro.
Specialmente alle scuole medie si confronteranno, con buona probabilità, con compagni più abbienti di loro, non consentitegli di ottenere beni e servizi non consoni al reddito familiare.
Non fate salti mortali per accontentarli.
Chi vale non ha bisogno di indossare oggetti di valore.
Quando per strada mi chiedevano un ulteriore giocattolo rispondevo: ""mammina ha finito i soldi", e il solito furbetto dei tre: "e allora vai al bancomat".
Lo stesso che scappò a Berlino dopo la maturità, a settembre, per "ritrovare se stesso."
Gli ricaricavo la prepagata ogni settimana con il minimo per la sopravvivenza, sperando che, vistosi alle strette, tornasse a casa.
Si cercò invece un lavoro: fu assunto come lavapiatti in un ristorante italiano.
A novembre presi un aereo e lo raggiunsi.
Seduti al tavolo della cucina che divideva in Germania con altri tre amici che "volevano cambiare il mondo, " gli dissi:
"a Salerno sono cominciati i corsi all' università, che i tuoi compagni stanno già seguendo.
Se vuoi restare qui fai pure, ma sappi che se non torni e ti prendi una laurea, nella vita solo il lavapiatti potrai fare".
La vigilia di Natale tornò.
A Gennaio diede in preappello l'esame di matematica, studiando sugli appunti di un' amica.
L' amica fu bocciata. Lui prese 27.
Fu il primo del suo corso a laurearsi.
9)SOSTENETE LE SUE INCLINAZIONI.
Quando si tratterà di decidere la scuola o la facoltà, fate in modo che sia lui a scegliere. Cercate insieme di scoprire qual è il suo talento e perseguitelo.
Non iscrivetelo ad una scuola solo perché è quella più trendy o vi è di strada nel vostro percorso per il lavoro.
Non devono staccarsi dal gruppo dei compagni storici.
Privilegiate sezioni toste, quelle easy non pagheranno nel lungo termine.
Non vi schierate sempre dalla loro parte quando a scuola sorgeranno questioni con docenti e compagni, non vi sostituite a loro nella soluzione dei problemi, devono imparare a risolveri da soli.
Parlatene insieme e consigliategli il comportamento più opportuno, sorvegliateli a distanza, senza ingerenze e prevaricazioni.
Non togliete mai loro la parola in un discorso in pubblico, non anticipate risposte al loro posto.
Insegnategli a non rispondere alle provocazioni: era il principale monito le prime volte che andavano in discoteca.
Lasciateli liberi di esprimersi, a costo di fare una brutta figura.
Non ricorrete mai ad alcuna segnalazione, perorando la loro causa presso parenti o amici o amici di amici.
Devono fermamente sapere di poter contare esclusivamente sulle proprie forze.
Anche nella loro sfera sessuale non vi ingerite mai, che siano liberi di amare chi vogliono.
Scriveva Neruda:
"Lasciate tranquilli quelli che nascono!
Fate posto perchè vivano!Non gli fate trovare tutto pensato,non gli leggete lo stesso libro,lasciate che scoprano l'aurorae che diano un nome ai loro baci"
10) RISOLVETE LE GUERRE CON ARMISTIZI.
Ci saranno eventi che, a partire dai quattordici-quindici anni, scateneranno una vera e propria guerra in famiglia.
Nel mio caso fu la questione motorino.
Con il primo figlio il problema non si pose, quando me lo chiese, per prendere tempo, gli dissi di conseguire prima il patentino e poi ne avremmo parlato. Al primo tentativo fece all' esame un errore in più di quelli consentiti.
Tornò a casa muto e imbestialito e orgoglioso com' era, non se ne parlò più a lungo.
Quando venne il turno del secondo, adottai la stessa strategia, ma stavolta Gimmy tornò dall' esame trionfante : zero errori.
Pretendeva adesso il motorino.
Per la prima volta ritirai la parola data.
Ne nacque una guerra.
Per ritorsione decise di non uscire più.
Passava le giornate d' estate buttato sul divano tutto il giorno.
Poco male, pensai, stai a casa e sono più tranquilla.
Atteso che la tattica non funzionava, cambiò manovra:
"Non mangio più" sentenziò.
E così fu.
Cominciò uno sciopero della fame che mi tolse il sonno, ne nacque una lotta senza quartiere: si rifiutava anche di bere.
Disperata, ne parlai con don Franco Fedullo.
Il sacerdote mi disse che in questi casi bisogna arrivare a dei compromessi, altrimenti si insinua un odio profondo tra genitori e figli che diventa insanabile.
Tornai a casa rincuorata e proposi allora un accordo al mio "GianMarco Pannella": gli compravo il motorino a patto che firmasse un contratto scritto, con clausole inderogabili.
Preso dall' entusiasmo mi firmò tutto, scoprendo solo successivamente quanto fossero limitanti in termini di spazio e tempo: lo scooter non si poteva prendere tutti i giorni, mai oltre le 22, non si poteva andare oltre piazza della Concordia ad Est e Yogurtlandia ad Ovest.
Per molto tempo la cosa funzionò, poi, una volta che gli hai dato le ali....
Qualche anno dopo, una sabato notte, i miei figli erano ancora tutti fuori, il suono del citofono ruppe il già pesante silenzio.
Avevano tutti e tre le chiavi di casa, chi poteva essere alle due di notte?
Scattai su dal letto e andai a rispondere: "pronto? "
"Polizia stradale" tuonò una voce.
Un tonfo al cuore.
Scalza, scarmigliata, in camicia da notte, sconvolta, mi precipitai giù per le scale.
Il poliziotto con un documento fra le mani mi restituì il respiro: "Signora, abbiamo fermato suo figlio a Vietri per un controllo e ha dimenticato di riprendersi la carta d' identità, abbiamo pensato di riportargliela prima di finire il turno........".
Perderete il sonno, riuscirete a dormire la notte solo quando sentirete le chiavi nella toppa della porta di casa, o , se sono lontani, quando la spunta del vostro messaggio diventerà blu.
Resta da fare un' ultima raccomandazione: nelle scelte più complicate che vi toccherà prendere, al di là di manuali e consigli, seguite sempre l' istinto materno, perché quello NON SBAGLIA MAI.
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