"Il dolore non è un privilegio"

Entro nella Galleria il "Cigno"  giovedì scorso, nella serata dedicata al workshop della fotografa Ilaria Sagaria, organizzata da Davide Gatto.
Sul monitor un' immagine del busto di Costanza Piccolomini Bonarelli, scolpito dal Bernini.
La giovane autrice campana sta presentando il suo progetto fotografico, dal titolo : " Il dolore non è un privilegio". 
È una raccolta  di foto dedicata alle donne che hanno subito l' orrore del deturpamento del volto da amanti respinti.
È una serie d immagini che sembrano dipinti: donne col capo fasciato da spettrali bende bianche, che si lasciano vivere in camere spartane: niente specchi a riflettere quella che sei diventata, cornici vuote, niente  foto a ricordarti quella che non tornerai mai più  ad essere. 
Più che foto le immagini sembrano quadri, a ricordare l' arte da cui Ilaria ha mosso i primi passi,  e Magritte è sicuramente l' autore che la Sagaria evoca in maniera più decisa.
La fotografa spiega l' immagine richiamata all' inizio del suo intervento:  anche Bernini, strepitoso scultore del '600, si è macchiato di un delitto infamante : pagò un servo per sfigurare con una lama affilatissima la donna per la quale aveva perso la testa, donna che gli suscitava  quella "vis creativa" capace di realizzare opere immortali: Costanza Piccolomini. 
Lei era sposata a un giovane apprendista, che lavorava a bottega da Gian Lorenzo. 
Era cominciata così, lei gli faceva da modella: corpo burroso, seno morbido, labbra voluttuose e capelli ondeggianti  che le incorniciavano il giovane viso, ricadendo in riccioli scomposti sulla fronte.
 Era diventata un' ossessione, la faceva sua prima nella pietra e poi fra le sue mani abili, non solo con lo scalpello. 
Ma Costanza era giovane e spregiudicata e cominciò a concedersi anche al fratello dello scultore.
Gian Lorenzo insospettitosi, una notte si appostò all' ombra del vicolo dove lei viveva in prossimità del Quirinale. 
Appena vide il fratello, furtivo, allontanarsi dall' abitazione avvolto nel suo inconfondibile mantello nero, accecato dalla gelosia,  si avventò su di lui con un bastone, e l' avrebbe certamente ucciso se qualcuno non lo avesse fermato.
Poi pensò a Costanza.
Le mandò un servo con due fiaschi di vino. Lei credette a un  gesto di riconciliazione  e li accolse in grembo con entrambe le braccia.
 Il vile latore sfoderò allora la lama e deturpò per sempre il bel volto della giovane donna.
Nessuna punizione degli uomini  per il Bernini, coperto com' era dall' immunità che gli garantiva Papa  Urbano VIII,  che lo aveva nominato Cavaliere Architetto del Vaticano e per il quale era intento a realizzare opere che avrebbero per sempre testimoniato la sua potenza.
Ma la vera  punizione  fu il tormento interiore  che non abbandonò a lungo Gian Lorenzo. 
Quando anni dopo scolpì la Medusa, il volto era ancora quello di Costanza, ma stavolta sofferente, i capelli erano serpi, vermi che uscivano dal profondo del suo animo e attraverso le sue mani nervose forgiavano quella pietra informe.
Il tempo si sa, guarisce tutte le ferite e il Bernini qualche anno dopo realizzerà " L' estasi di Santa Teresa" che testimonia la sua liberazione da catene terrene e un anelito verso il divino.
Anche Costanza riprenderà i suoi amori leggeri, consolandosi fra le braccia di una bellissima bambina, nata un anno dopo la morte di Matteo Bonarelli,  il suo povero ed ignaro marito.
Il dolore non è un privilegio, ma non è nemmeno una condanna perpetua . 


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